Il caso AirBnB: strategia aziendale o grande evasione fiscale?

Il caso AirBnB: strategia aziendale o grande evasione fiscale?
AirBnB

In un evento che potrebbe segnare un punto di svolta nell’industria degli affitti brevi, il colosso americano Airbnb si trova al centro dell’attenzione delle autorità giudiziarie italiane. Al centro di questa questione finanziaria e legale si trova la filiale europea di Airbnb, con sede in Irlanda, che è stata colpita da un ordine di sequestro emesso dal giudice per le indagini preliminari di Milano. L’ammontare in questione è incredibile: 779 milioni di euro, una cifra che non solo attira l’attenzione per la sua grandezza, ma anche per le presunte manovre di evasione fiscale messe in atto dalla società.

Il cuore dell’indagine si concentra sulla mancata dichiarazione della “cedolare secca” sui canoni di locazione. I numeri parlano chiaro: 3,7 miliardi di euro non dichiarati tra il 2017 e il 2021. È una cifra che suscita sgomento per la sua enormità e solleva interrogativi sull’etica e la responsabilità fiscale delle multinazionali nell’attuale ecosistema economico.

Le indagini, condotte congiuntamente dalla Procura di Milano e dalla Guardia di Finanza, hanno portato alla luce il coinvolgimento di tre manager irlandesi di Airbnb. Secondo gli investigatori, i dirigenti erano pienamente consapevoli degli obblighi fiscali imposti dalla legislazione italiana e hanno deliberatamente scelto di non adempiervi. Sembrerebbe che l’intento fosse quello di non perdere quote di mercato a vantaggio della concorrenza, adottando una politica aziendale di aperta resistenza nei confronti dell’amministrazione finanziaria italiana.

Questo comportamento è stato definito dagli investigatori come “ostruzionismo aperto”. Una scelta non solo di omissione, ma di vera e propria opposizione agli sforzi di trasparenza e giustizia fiscale. Il procuratore capo Marcello Viola e l’aggiunto Tiziana Siciliano hanno sottolineato questa presunta strategia aziendale che avrebbe portato Airbnb a ignorare le norme fiscali, rischiando di destabilizzare l’equilibrio del mercato a proprio vantaggio.

La risposta legale non si è fatta attendere. Il giudice Angela Minerva ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo, una mossa giudiziaria di notevole portata che evidenzia la gravità della situazione e il potenziale impatto sull’azienda. La Guardia di Finanza ha eseguito il provvedimento, creando così un momento di confronto critico tra il gigante degli affitti brevi e lo Stato italiano.

La vicenda solleva questioni di rilevanza internazionale sul ruolo delle leggi nazionali nell’economia globalizzata, in particolare quando si tratta di conglomerati che operano in diverse giurisdizioni. Airbnb, una piattaforma che ha rivoluzionato il settore dell’ospitalità, si trova ora a navigare in acque torbide, con conseguenze che potrebbero estendersi ben al di là dei confini italiani.

Mentre l’attenzione si concentra sugli sviluppi legali futuri, l’industria degli affitti brevi osserva da vicino, poiché l’esito di questa indagine potrebbe segnare un cambiamento significativo nelle pratiche fiscali delle multinazionali. Airbnb, da parte sua, si trova di fronte alla sfida di difendere la propria posizione e reputazione in un contesto sempre più esigente in termini di responsabilità fiscale e trasparenza aziendale.